MARIA MAVROPOULOU
In their own image, in the image of God they created them
Maria Mavropoulou (Atene, Grecia, 1989) inserisce una serie di richieste testuali in un algoritmo di conversione del testo in immagini. L’intelligenza artificiale, che ormai dispone di una quantità impressionante di dati a cui attingere, non ha bisogno di alcuna musa ispiratrice. Miliardi di fotografie fungono da punti di riferimento e guidano la macchina verso l’obiettivo di interpretare la richiesta. L’artista elabora ulteriormente l’esito dell’operazione, moltiplica le immagini ottenute, le giustappone e, con un raffinato gioco di specchi e di sdoppiamenti, fa sì che l’immaginario creato risulti familiare ai nostri occhi. In tal modo prende vita una ridda sfavillante di immagini così suggestiva da indurci a chiederci se l’IA resterà sempre vincolata al riferimento alla realtà mediante la fotografia oppure se un giorno non sarà capace di realizzare un’opera d’arte più significativa in autonomia. Perché ciò che è decisivo qui è il passaggio dal linguaggio all’immagine: l’IA è in grado di convertire l’input testuale avvalendosi di un immenso archivio di immagini la cui origine sfugge ormai al nostro controllo.
Maria Mavropoulou è nata nel 1989, vive e lavora ad Atene, in Grecia. È un’artista visiva che utilizza principalmente la fotografia, fino a inglobare le forme più avanzate dell’immagine fotografica, tra cui le tecnologie VR, la scansione 3D con sensore LiDar e le immagini catturate tramite schermo per indagare le contraddizioni tra gli spazi fisici e digitali che abitiamo. Il suo lavoro è stato esposto in molti musei in Grecia e all’estero, tra cui Foto Colectania (Barcellona, 2021), Tallinn Art Hall (Tallinn, Estonia, 2021), Miami Art Week (2020), 60° International Film Festival di Salonicco (2019), Maison de la Photographie, (Parigi, 2018), Museo Benaki (Atene, 2018), Unseen (Amsterdam, 2018), SHED London (2017).