La mostra dell’ottava edizione
Fino al 4 maggio 2025 la Photo Gallery ospita la mostra curata da Urs Stahel con le opere dei cinque finalisti del Grant: Felicity Hammond, Gosette Lubondo, Silvia Rosi, Sheida Soleimani, Kai Wasikowski. Selezionati tra quarantadue candidati under 35 provenienti da tutto il mondo, i cinque finalisti hanno sviluppato per Fondazione MAST un progetto originale e inedito sui temi del premio.
Sheida Soleimani (Providence, 1990) ha vinto questa ottava edizione con il progetto intitolato Flyways. Nelle immagini presentate, l’artista mira ad identificare dei percorsi, delle vie di fuga da un mondo che, nella sua visione, è sempre più dominato dalla distruzione della vita umana e non. Le immagini dell’artista propongono un duplice livello narrativo: le storie delle donne che animano il movimento di protesta Women, Life, Freedom in Iran e le vicende degli uccelli migratori feriti a causa della collisione con edifici e strutture costruite dall’uomo.
Felicity Hammond (Birmingham, 1988): Autonomous Body. Con questo progetto l’artista mira a stabilire nuove connessioni tra il passato e il futuro della produzione automobilistica. Le immagini create da Hammond esplorano in modo dialettico i processi di produzione, ancorati all’estrazione mineraria e all’industrializzazione novecentesca, e le più moderne tecnologie di guida autonoma, che pongono le basi dell’automobile quale oggetto sempre più indipendente dal conducente.
Gosette Lubondo (Kinshasa, 1993): Imaginary Trip III. Attraverso una serie di fotografie sulle industrie coloniali del territorio di Lukula, nella Repubblica Democratica del Congo, l’artista approfondisce la ricerca sulla storia e la memoria del suo paese. Specializzati per lo più nella produzione di legname, questi luoghi erano centri nevralgici dell’economia locale.
Silvia Rosi (Scandiano, 1992): Kɔdi. Il titolo di questa serie si riferisce alla parola togolese “codice”. Il lavoro presentato da Rosi consiste in una serie di ritratti e autoritratti ispirati alle storie delle Nana Benz, le potenti donne che controllavano il commercio di tessuti wax a Lomé, nel Togo, figure importanti nella conquista dell’indipendenza dalle potenze coloniali.
Kai Wasikowski (Australia, 1992): The Bees and the Ledger. In queste opere Wasikowski indaga come nei flussi migratori si verifichi spesso, per diverse ragioni, una dispersione di professionalità: esperienze lavorative maturate nel paese d’origine, non vengono riconosciute dalla nuova patria causando una perdita netta. Punto di partenza di questa ricerca è la nonna, immigrata dalla Polonia in Australia negli anni Settanta.