Comunicato stampa sesta edizione 2019/20
MAST PHOTOGRAPHY GRANT ON INDUSTRY AND WORK 2020
Apre l’8 ottobre 2020 la mostra dei lavori della sesta edizione del concorso fotografico della Fondazione MAST.
L’esposizione dei lavori di “MAST Photography Grant on Industry and Work”, concorso fotografico su industria e lavoro dedicato ai talenti emergenti, presenta le opere dei cinque finalisti della sesta edizione: Chloe Dewe Mathews, Alinka Echeverría, Maxime Guyon, Aapo Huhta e Pablo López Luz. Questi giovani fotografi sono stati selezionati tra quarantasette candidati provenienti da tutto il mondo e hanno sviluppato un progetto originale e inedito per la Fondazione MAST. In occasione dell’apertura della mostra, allestita nella PhotoGallery a cura di Urs Stahel, verrà annunciato il vincitore dell’edizione 2020. I cinque i progetti affrontano temi di grande attualità: i danni ambientali causati dall’agricoltura intensiva, il ruolo della donna tra presente e passato nel campo dell’industria cinematografica e dell’informatica, il fascino della tecnologia e del design del prodotto industriale, l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sui modi di vita tradizionali e l’omologazione indotta dall’industria globale della moda.
MAST PHOTOGRAPHY GRANT ON INDUSTRY AND WORK
“Ogni due anni, la Fondazione MAST, attraverso il MAST Photography Grant on Industry and Work- spiega il curatore della mostra, Urs Stahel – offre a giovani fotografi l’opportunità di confrontarsi con le problematiche legate al mondo dell’industria e della tecnica, con i sistemi del lavoro e del capitale, con le invenzioni, gli sviluppi e l’universo della produzione. E spesso il loro sguardo innovativo e inedito ci costringe a scontrarci con incongruenze, fratture, fenomeni e forse perfino abissi che finora avevamo trascurato o cercato di non vedere”. I progetti selezionati per questa sesta edizione sono diversi tra loro, ma legati dall’attualità dei temi affrontati e dalla molteplicità dei mezzi di rappresentazione scelti.
Chloe Dewe Mathews mostra i danni ambientali delle coltivazioni intensive nei polytunnel, le strutture in plastica che ricoprono quattrocento chilometri quadrati di superficie terrestre per consentire di produrre ortaggi tutto l’anno; Alinka Echeverría guarda alla quarta rivoluzione industriale ricostruendo le storie di tre donne del passato, pioniere nel campo dell’industria cinematografica e dell’informatica; Maxime Guyon usa il mezzo fotografico al massimo delle sue potenzialità per restituirci gli aspetti tecnologici e le alte prestazioni degli aerei; Aapo Huhta esplora il mondo dell’Intelligenza Artificiale e mostra come “la macchina“ legga in modo eticamente sospetto le immagini, sollevando dubbi sulle modalità di implementazione dei software; Pablo López Luz fotografa le vetrine dei negozi di abbigliamento in America Latina, che resistono all’omologazione imposta dall’industria globale della moda e porta la riflessione sul paesaggio urbano quale luogo privilegiato per cogliere le trasformazioni sociali e culturali.
Nato nel 2007 per sostenere la ricerca sull’immagine dell’industria e del lavoro e dare voce ai talenti emergenti, il MAST Photography Grant on Industry and Work, promosso da Fondazione MAST, consente ai giovani fotografi che vincono la borsa di studio di sviluppare un progetto su industria e lavoro e di realizzare una mostra accompagnata da un catalogo. Nel tempo il concorso ha contribuito alla creazione di una raccolta fotografica di artisti contemporanei che ora fanno parte della storica e articolata collezione di fotografia industriale della Fondazione MAST, curata da Urs Stahel.
I FINALISTI.
Chloe Dewe Mathews (Londra, Regno Unito, 1982) – Nel progetto For a Few Euros More (Per qualche euro in più) indaga le dinamiche dell’agricoltura moderna, mettendo in luce questioni relative alla produzione e al consumo di cibo, allo sfruttamento delle persone e alla crisi ambientale in corso.
Il progetto è ambientato nel gigantesco Mar de Plástico, il “mare di plastica” che si estende a sudovest di Almería, nella Spagna meridionale, fra il litorale e la Sierra Nevada, un’enorme distesa agro-industriale, in cui si produce la metà della frutta e verdura che andrà a riempire gli scaffali dei supermercati di tutta Europa. Partendo da questi luoghi mette in evidenza tre realtà contigue ma molto diverse che caratterizzano la zona: i polytunnel agricoli, una miniera in disuso e i set abbandonati dei film spaghetti western. Sono queste imponenti strutture e queste vestigia cadenti che fanno da sfondo all’installazione video e fotografica di Dewe Mathews e al viaggio di Maruf, il lavoratore stagionale migrante protagonista del video.
Alinka Echeverría (Città del Messico, Messico, 1981) – Nell’opera tripartita Apparent Femininity (Femminilità apparente), celebra la storia di tre figure femminili e mette in luce il ruolo delle donne nella storia del cinema e della programmazione informatica. In Grace, con un’animazione a LED creata a partire da una fotografia di Berenice Abbott, ricorda Grace Brewster Murray Hopper, che al termine della sua carriera militare aveva raggiunto il grado di ammiraglio di flottiglia della US Navy Reserve ed è stata un’informatica americana, una pioniera del computer. In Hélène, nome molto comune all’epoca del cinema muto, quando alle giovani donne della classe operaia veniva affidato il montaggio delle pellicole, l’artista onora l’abilità delle montatrici con un’installazione costituita da lastre di vetro stampate e collocate su basamenti. Infine, l’artista rende omaggio ad Ada, Ada Lovelace, o più precisamente Augusta Ada King-Noel, contessa di Lovelace, la matematica definita da molti la prima programmatrice della storia, e lo fa con un gigantesco mosaico, un collage fatto di più parti.
Maxime Guyon (Parigi, Francia, 1990) – Nel suo progetto Aircraft realizza fotografie digitali di grande fomato di strutture aereodinamiche, turboreattori, pistoni idraulici, connessioni elettriche degli aerei. Come spiega Milo Keller nel catalogo della mostra “Tutto è a fuoco in queste immagini, dai piani larghi al dettaglio, dallo scheletro di un’intera cabina al più piccolo rivetto. C’è una sensazione di controllo, di visione frammentata ma totale, artificiale, quasi feticista.” Nelle fotografie iperrealistiche di Guyon non ci sono indizi delle architetture industriali degli hangar e le sagome restano sospese in uno spazio senza cielo e senza tempo, concreto eppure irreale.
Aapo Huhta (Haapajärvi, Finlandia,1985) – In Sorrow? Very Unlikely (Tristezza? Molto improbabile) esplora i modi in cui l’Intelligenza Artificiale percepisce le fotografie fatte dall’uomo. Il progetto è costituito da fotografie recenti che Huhta ha selezionato dal suo archivio personale e ha fatto interpretare dai programmi di riconoscimento delle immagini API Vision di Google e Seeing AI di Microsoft, entrambi disponibili al pubblico. Le deduzioni in tempo reale eseguite dalle rispettive IA dei programmi di riconoscimento delle immagini sono state poi trasformate in tracce audio. Il risultato è un attrito tra immagine e parola, tra mezzo fotografico e nuove tecnologie che sollevano quesiti inquietanti sul ruolo dell’uomo nel futuro scenario produttivo.
Pablo López Luz (Messico, 1979) – Nella serie Baja Moda (Bassa moda), realizzato in diverse città dell’America latina, guarda criticamente al mondo globale dell’industria della moda e al tempo stesso analizza due aspetti chiave della cultura latinoamericana contemporanea: identità e resistenza. López Luz fotografa con occhi attenti, perspicaci, i negozi di abbigliamento e le mode locali, fotografa le vetrine allestite in modo precario, ma organizzate con cura, che fanno intravedere una sorta di orgogliosa resistenza nella decisione di preservare un mestiere e uno stile di vita opponendosi alla tendenza a far confezionare abiti e scarpe nei paesi asiatici, nel rifiuto di arrendersi a nuovi modelli economici e all’imminente omologazione delle città invase dai brand internazionali.